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CARREFOUR: IL COLOSSO FRANCESE CONFERMA LA CHIUSURA E ABBANDONA LE MARCHE

Confermata nell’incontro di oggi 1 marzo 2021, la chiusura annunciata ieri agli 89 lavoratori dell’ipermercato Carrefour di Camerano. Il gruppo lascia le Marche, e si trincera in una Italia ridisegnata che si ferma nel Lazio saltando le Marche. Oltre questo limite è azzerato ogni progetto di sviluppo futuro del gruppo transalpino che sembrerebbe comunque privilegiare la formula del franchising piuttosto che la conduzione diretta e le superfici più piccole.

Poche quindi le speranze per i lavoratori marchigiani di proseguire il rapporto di lavoro con il gruppo Carrefour, oggi GS SPA, perché le sole proposte di ricollocamento riguardano l’Aquila e Bologna, troppo lontane per costituire una seria proposta per un organico fatto per lo più di donne, 73 per precisione e 16 uomini. Le proposte di ridurre l’impatto sociale di questa operazione sembrerebbero per ora limitate agli incentivi ed alla risoluzione consensuale che in virtù delle nuove misure emanate per l’emergenza sanitaria, dà diritto a 24 mesi di NASPI che non costituiranno però il viatico per la pensione perché i lavoratori dell’iper cameranese hanno una età media di 48,5 anni; troppo pochi quindi per raggiungere i requisiti minimi di legge e forse troppi per ricollocarsi in un mercato del lavoro super affollato per il profilo dell’addetto vendite a valle delle ultime operazioni di vendita dell’altro gruppo francese che ha visto al chiusura di un deposito e di una sede amministrativa nelle Marche.

L’idea di vendere l’ipermercato mantenendo l’occupazione è invece derubricato ad un “già fatto” con esito negativo. Ma i tempi contratti a soli 30 gg. per ultimare una chiusura mai annunciata ai tavoli di confronto locali e nazionali, lasciano intravedere la voglia di mettere velocemente la parola fine senza ricercare più di tanto un vero acquirente interessato alla struttura. Un progetto di ricerca di una impresa che subentri nella gestione necessiterebbe invece di uno spazio temporale sicuramente più ampio e la messa in sicurezza dei rapporti di lavoro con l’attivazione degli ammortizzatori sociali che con forza abbiamo richiesto alla delegazione aziendale.
La cassa integrazione straordinaria della durata di un anno è per noi elemento imprescindibile per costruire un pacchetto di soluzioni che possono anche includere l’incentivazione, ma come elemento marginale.

Un incontro quindi con risposte insufficienti e sommarie che vedono l’azienda assumere il solo impegno di verificare con i vertici nazionali un “lasciapassare” all’attivazione della cassa senza rinunciare alla “dead line” del 31 marzo. Una risposta insufficiente e sommaria per un gruppo che nelle Marche è entrato nel 2003 con il sostegno di tutte le parti sociali nelle operazioni di subentro nella gestione dell’allora Despar e dei lavoratori che mettendo a repentaglio anche lo loro salute non hanno fatto mancare nei tempi
difficili della pandemia la loro attività contribuendo all’aumento dei fatturati che il punto di vendita ha realizzato nel

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