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Uil Marche, allarme paghe: “La riforma della cig rischiano di pagarla al solito i lavoratori”

Nei 18 mesi di pandemia nelle Marche si sono utilizzate oltre 195 milioni di ore di cassa integrazione tra ordinaria, fondi di solidarietà e in deroga. Ore che, nel 2021, sono diminuite grazie al graduale ritorno al lavoro attraverso i protocolli di sicurezza, le vaccinazioni e, in ultimo, il certificato verde. Secondo i dati nel 2021 sono diminuiti del 48% le ore di cig e del 40% il ricorso ai fondi di solidarietà. “Dopo un lungo periodo di crisi, l’economia si è rimessa in moto, ma siamo ancora in presenza di sofferenze nel mercato del lavoro. La cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti hanno contribuito alla tenuta dell’occupazione “più stabile” mentre continuano a pagare un prezzo molto alto i lavoratori precari soprattutto giovani e donne. Occorre mettere in campo, immediatamente, il raccordo tra politiche passive e attive per coinvolgere lavoratrici e lavoratori cassaintegrati, in percorsi formativi necessari a qualificare, aggiornare o rigenerare le loro competenze, adottando da subito le misure previste dal piano Garanzia e occupazione dei lavoratori” dicono dalla Uil. Dunque per il secondo Natale consecutivo molti lavoratori dovranno fare i conti con tredicesime molto più magre del solito. Il Centro Studi della Uil stima che più di 61mila lavoratori hanno usufruito di ammortizzatori sociali. “Quando si è posti in cassa integrazione – spiega Claudia Mazzucchelli, segretaria generale Uil Marche – oltre alla riduzione di stipendio, non si maturano nemmeno i ratei di tredicesima e quattordicesima mensilità e questo incide oltre che sul reddito annuo delle famiglie e sulla loro capacità di spesa, anche sull’economia dei territori”. La Uil aveva chiesto a gran voce una riforma degli ammortizzatori sociali ma ora il rischio, previsto nella Legge di Bilancio, è che questa revisione pesi sulle buste paga dei lavoratori. “Con la revisione delle aliquote contributive – aggiunge la segretaria Mazzucchelli – abbiamo calcolato, prendendo come esempio un lavoratore che guadagna 21mila euro l’anno, un maggior prelievo in busta paga nell’ordine dei 56 euro per chi lavora in aziende che occupano da 6 a 15 dipendenti (più 76,8%) e di 119 euro annui se lavora in realtà da 16 a 50 dipendenti. Pur condividendo la necessità di una revisione del sistema degli ammortizzatori sociali non possiamo, però, accettare che ci sia un aggravio sulle buste paga di lavoratrici e lavoratori. Servono investimenti per creare buona occupazione, ammortizzatori sociali universali e politiche attive. Questioni alla base della mobilitazione unitaria del 20 novembre”.

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