“Nelle Marche abbiamo avuto un dimensionamento importante, quest’anno siamo partiti con un taglio importante di autonomie scolastiche in meno, frutto dei tagli dell’ultimo biennio. Quest’anno abbiamo scongiurato un ulteriore taglio di altre 4 autonomie grazie ad un adeguamento istat che ha ricalcolato la popolazione e quindi ha scongiurato questo ulteriore taglio. Al di là dei numeri c’è un problema della politica, poco lungimirante nella gestione di quei numeri perché potevano essere tradotti in una programmazione scolastica più efficace e meno impattante per il territorio. Invece, purtroppo, la scelta è ricaduta sulle autonomie scolastiche che insistono su territori già fortemente fragili, che stanno subendo una ricostruzione e già vivono uno spopolamento naturale. Togliere un presidio scolastico in quei territori, significa andare ulteriormente ad aggravare una situazione già difficile. Consideriamo anche che l’anno scolastico 2025/26 è iniziato con oltre 5000 precari di cui 3mila solo sul sostegno: una vera e propria sconfitta sociale”. Sono le parole di Antonio Spaziano, segretario generale Uil Scuola Rua Marche, a Colli del Tronto per il Consiglio nazionale della Uil Scuola Rua che si è tenuto ieri e oggi alla presenza del segretario generale della categoria Giuseppe D’Aprile. Secondo D’Aprile “finché la scuola sarà considerata come una qualsiasi altra spesa pubblica, non potrà esserci crescita in termini di retribuzioni. Per questo continueremo a rivendicare l’esclusione della scuola dai vincoli di bilancio, istituendo un capitolo specifico di spesa per l’adeguamento degli stipendi, in cui far confluire ulteriori risorse. Consideriamo la Legge di Bilancio insufficiente per la scuola: taglia posti ai docenti e al personale ATA nonostante servano organici aggiuntivi, obbliga i dirigenti scolastici a coprire internamente le supplenze brevi fino a dieci giorni con personale interno e segue, ancora una volta, la logica del risparmio. Chiediamo investimenti: risorse aggiuntive per i futuri contratti, valorizzazione economica del personale, finanziamento della carta docente a tutti i precari e al personale Ata e il superamento delle disparità normative tra personale di ruolo e a tempo determinato. Non servono slogan politici, servono scelte concrete”.
Sul contratto 2022-2024 sottoscritto dalla Uil Scuola Rua precisa che essa prevede aumenti del 5,6-5,7%, superiori al 4,2% del precedente firmato nel 2022. La vera novità è l’impegno ottenuto per aprire immediatamente la trattativa per il rinnovo 2025-2027. È un risultato che non si vedeva da anni: allineare i contratti”. Per la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli, a scuola ha rappresentato per questa regione oltre che un presidio democratico, anche un’infrastruttura civile, un ascensore sociale e una leva di sviluppo di quello che è il settore manifatturiero e industriale del nostro territorio. Abbiamo avuto sempre un’istruzione e una formazione di qualità ed efficace però queste vanno coniugate con un progetto di sviluppo economico e sociale che consideri tutte le innovazione che arrivano dall’intelligenza artificiale, dalle nuove tecnologie, dalla green economy e che richiedono una grande connessione tra istruzione, formazione, its. Dove si investe su scuola, orientamento e transizioni formative si riducono dispersione e neet, cresce l’occupazione qualificata, stabile e sicura da sempre al centro dell’azione sindacale della Uil“.
Presente all’evento anche il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri che ha evidenziato come “per anni la scuola sia stata dimenticata da tutte le manovre fino al punto di vedere che ci sono provvedimenti per favorire chi sceglie le scuole private invece di quelle pubbliche. Serve un finanziamento strutturale, servono più risorse per i lavoratori e lavoratrici che hanno i salari più bassi d’Europa. Noi continueremo a lavorare per modificare la manovra ma soprattutto per dare più soddisfazione alla dignità di questo lavoro. Sulla manovra sono fatti positivi le risorse per la detassazione di aumenti contrattuali e quelle per il settore pubblico ma è chiaro che rimangono delle partite aperte sulle quali storicamente il sindacato fa le proprie battaglie anche in modo unitario. Penso al fisco: questo è un Paese dove sembra che il peso del funzionamento della macchina pubblica debba essere sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati e questo è inaccettabile anche perché passa il principio che è inutile pagare le tasse. Parlando di sanità, viene affrontata solo in termini di spesa ma riguarda il diritto alla salute, alla cura riconosciuto dalla Costituzione. Noi continuiamo a sostenere che il governo dovrebbe avere il coraggio di aprire una discussione strutturale non solo sulle pensioni ma anche sugli interventi che si fanno per esempio per le donne. Sentiamo ancora parlare di bonus come se fare un figlio dipendesse da 1000 euro. C’è bisogno di infrastrutture sociali, di garanzie. C’è la necessità di aprire una discussione sul welfare in questo Paese, su come sarà lo stato sociale nei prossimi anni e soprattutto come lo finanziamo. Sulle crisi aziendali ci siamo trovati d’accordo persino con Confindustria nel sostenere che serve una politica industriale per i prossimi 3 anni. Non possiamo affrontarle senza una politica industriale chiara, con degli obiettivi condivisi e stabilire che in questo Paese si danno i soldi e i contributi alle aziende ma in modo condizionato come avviene in tutti i Paesi europei, evitando soprattutto che dopo poco tempo si trasferiscano all’estero”.
