“Il recente intervento normativo rappresenta un necessario atto di correzione rispetto a un macroscopico errore contenuto nel precedente Decreto 216/2023. Come Caf Uil non possiamo esimerci dal sottolineare come la tempistica e il metodo adottati dal Governo abbiano lasciato molto a desiderare, generando incertezza e disorientamento tra contribuenti e operatori del settore”. Lo afferma Andrea Catalani, coordinatore del Caf Uil Marche alla luce del recente “Decreto Salva Acconti”.
Un errore finalmente corretto, ma a quale prezzo?
Il legislatore ha finalmente riconosciuto l’incongruenza normativa che, senza questo intervento, avrebbe gravato ingiustamente su lavoratori dipendenti e su collaboratori domestici, imponendo loro un aggravio fiscale del tutto inaccettabile.
Ma andiamo a quantificare
Il cosiddetto “Decreto Salva Acconti” interviene per sanare gli effetti distorsivi derivanti dalla modifica degli scaglioni IRPEF previsti dalla Legge di Bilancio 2024, che ha ridotto gli scaglioni da 4 a 3. In particolare, il decreto punta a riequilibrare le differenze negli acconti IRPEF dovute alla rideterminazione dell’imposta per l’anno in corso.
Con il passaggio da 4 scaglioni (fino al 2023) a 3 scaglioni (dal 2024) alcuni contribuenti rischiavano di versare acconti maggiorati rispetto alla reale imposta dovuta, in quanto i calcoli erano ancora basati su aliquote non aggiornate.
Il “danno” per il contribuente è rappresentato da un acconto più alto del necessario, a causa del mancato allineamento tra la nuova aliquota marginale (passata dal 25% al 23% fino a 28.000 euro di reddito) e le modalità tradizionali di calcolo basate sull’anno precedente.
In molti casi, si tratta di una sovrastima tra i 100 e i 300 euro, variabile in base alla fascia di reddito.
Il decreto interviene quindi per
evitare versamenti eccessivi,
prevedere un ricalcolo “corretto” dell’acconto,
tutelare il potere d’acquisto nel secondo semestre 2024.
Tempistiche e comunicazione: una gestione deficitaria
Non possiamo non stigmatizzare la totale assenza di una comunicazione tempestiva e strutturata da parte del Ministero delle Finanze. Le modifiche sono state introdotte già in piena campagna fiscale, quando molti contribuenti hanno già presentato il modello 730, costringendo i CAF a intervenire in emergenza e i cittadini a doversi destreggiare tra procedure di rettifica complesse e potenzialmente penalizzanti.
Fortunatamente, precisa Catalani, l’aggiornamento del sistema normativo è avvenuto prima dell’arrivo delle precompilate dove, l’inesperienza dell’utenza e magari la mancanza di informazione, avrebbe potuto cagionare danni economici a chi ci si fosse avventurato.
Comunicato CAF UIL: “Il Decreto ‘Salva 730’ sana un errore, ma la gestione resta inadeguata”
Un appello alla responsabilità istituzionale
La vicenda dimostra, ancora una volta, quanto sia imprescindibile una pianificazione normativa trasparente e condivisa. Le decisioni che impattano direttamente sulle dichiarazioni dei redditi devono essere comunicate con congruo anticipo, affinché i CAF e i contribuenti possano operare con certezza e senza essere esposti a rischi di errori o doppi pagamenti.
Un ulteriore esempio, purtroppo ormai cronicizzato nel tempo, è l’ottenimento del Visto di Conformità (strumento essenziale per gli elaborati fiscali) che vengono emanati normalmente soltanto nel mese di giugno quando invece i CAF inizino l’elaborazione del modello 730 già a marzo.
Conclusione
Pur riconoscendo il merito di aver sanato una svista che avrebbe avuto conseguenze pesanti, il Caf Uil Marche ribadisce con forza che la tutela dei contribuenti passa attraverso una governance fiscale responsabile, fondata su chiarezza, tempestività e dialogo costante con gli operatori del settore. Solo così si potrà restituire fiducia e certezza a chi ogni giorno si confronta con una materia fiscale già di per sé complessa e mutevole.
Riassumendo
Il Governo Meloni ha approvato il 22 aprile 2025 un decreto-legge che chiarisce il calcolo degli
acconti IRPEF per il 2025.
Gli acconti IRPEF 2025 saranno calcolati sui tre scaglioni confermati dalla Legge di Bilancio 2025,
evitando un aumento impositivo.
Senza il decreto, soprattutto lavoratori con più datori di lavoro o lavoratori domestici avrebbero
avuto imposte più alte.
Il problema era nato da incongruenze normative tra il decreto fiscale del 2023 e la Legge di Bilancio
2025.
I lavoratori dipendenti e pensionati senza redditi aggiuntivi non dovranno versare alcun acconto
IRPEF per il 2025