Crescono nelle Marche i lavoratori dipendenti ma restano le problematiche legate al lavoro povero e precario. È quanto emerge dall’analisi del Centro Studi della Uil Marche sull’ultimo rapporto Istat sull’occupazione nel primo trimestre 2025. “La stima degli occupati nelle Marche si attesta a 646 mila unità con un incremento del 2,5%, più marcato rispetto alla media italiana (+1,8%) e del Centro Italia (+1,3%). Tuttavia – spiega Antonella Vitale, responsabile del Centro Studi Uil Marche – le condizioni dettate dal mercato del lavoro sono orientate verso il lavoro povero, al di sotto dei livelli di altre regioni e con un carattere di precarietà più accentuato”. Secondo i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro dell’INPS, infatti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, assistiamo ad un calo delle nuove assunzioni: si passa da 50.343 unità del 2024 a 47.260 del 2025. Sul totale delle nuove assunzioni, quelle a tempo indeterminato sono una quota molto ridotta con 6.696 assunzioni, di cui 2.049 nella provincia di Ancona, 1.589 nella provincia di Pesaro – Urbino, 1.507 nella provincia di Macerata, 992 ad Ascoli Piceno e 559 a Fermo.
La tipologia contrattuale maggiormente presente è il contratto a termine con 19.881 assunzioni (5.848 nella provincia di Ancona, 4.660 nella provincia di Macerata, 4.362 nella provincia di Pesaro Urbino, 3.199 nella provincia di Ascoli Piceno e 1.812 nella provincia di Fermo), seguita dal contratto intermittente, tipologia che aumenta la sua incidenza in maniera costante, con 7.560 assunzioni di cui 2.177 nella provincia di Pesaro-Urbino, 1.980 nella provincia di Ancona, 1.555 nella provincia di Macerata, 1.281 nella provincia di Ascoli Piceno e 567 nella provincia di Fermo, dal contratto di somministrazione con 7.404 assunzioni, di cui 2.931 nella provincia di Ancona, 1.567 nella provincia di Macerata, 1.440 nella provincia di Pesaro-Urbino, 1.091 nella provincia di Ascoli Piceno e 375 nella provincia di Fermo; segue il contratto stagionale con 3.240 assunzioni, di cui 1.608 nella provincia di Ancona, 520 a Pesaro-Urbino, 500 a Macerata, 365 ad Ascoli Piceno e 247 nella provincia di Fermo ed, infine, il contratto di apprendistato con 2.479 assunzioni, di cui 796 nella provincia di Ancona, 586 nella provincia di Pesaro-Urbino, 536 nella provincia di Macerata, 324 ad Ascoli Piceno e 238 a Fermo.
A livello di genere, l’incremento occupazionale è sostanzialmente imputabile alla componente maschile (+4,4%). Le occupate donne, infatti, segnano solo un +0,2%, rimanendo praticamente invariate rispetto al primo trimestre 2024. Ciò si è riflesso anche nel relativo tasso di occupazione, che cresce più per gli uomini che per le donne. Tra i macrosettori spicca l’incremento nei servizi (+17 mila, +6,3%) e nel commercio (+2 mila, +1,5%). L’occupazione nell’industria rimane essenzialmente invariata (+0,8%), mentre calano gli occupati nelle costruzioni (-2,8%) e nell’agricoltura (-19,3%).
Per quanto riguarda la disoccupazione le Marche osservano un calo di circa 4 mila unità (-10,3%), in linea con la diminuzione osservata nel Centro (-10,5%) e nell’intero Paese (-10,9%). Contestualmente diminuisce il tasso di occupazione (-0,7). Nel primo trimestre 2025 gli inattivi nella regione raggiungono quota 270 mila unità e si riducono dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia, il calo interessa soltanto quelli che non cercano lavoro e non sono disponibili a iniziarlo (-3,4%). Aumenta invece in maniera significativa la componente degli inattivi più vicini al mercato del lavoro, ovvero le forze di lavoro potenziali (+7 mila unità, +22,7%), in particolare grazie alla crescita delle persone che non cercano ma sono disponibili a lavorare (+5 mila unità).
“Questi numeri – commenta Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – sono la conferma che il mercato del lavoro marchigiano si muove in una direzione sbagliata – sempre più precario, instabile e sfavorevole soprattutto per giovani e donne – e testimoniano che le politiche attuate finora dallo Stato e dalla Regione hanno determinato un’ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro. Siamo quasi a fine legislatura regionale e possiamo dire che l’auspicato confronto sulle politiche attive del lavoro e di sviluppo non è mai realmente partito nonostante ci fossimo dati disponibili per discutere con la Giunta interventi volti a garantire un’occupazione strutturata, sicura e di qualità”.